Oscar al film: Totò...cinquanta. Intervista al presidentissimo

Una specialissima ricorrenza darà particolare fascino alla prossima assemblea dei soci del Cus Macerata. Sarà infatti la 50° per il presidente Antonio de Introna, la festa per le nozze d’oro.

Parli di Cus e parli di “Totò” e non a caso lo stesso Rettore Lacchè dice scherzando che De Introna rappresenta la storia dell’Università di Macerata avendo anche ricoperto le cariche politiche nell’Unuri e quella di Pontefice massimo. Una figura che ha partecipato a 36 Universiadi in tutto il mondo come delegato Cusi, ha una cattedra a Cuba e ha conosciuto figure impiortanti dello sport e della politica sportiva. I suoi 50 anni sono un record, non esistono altri esempi di presidenze così lunghe e ininterrotte: De Introna non ha mai pensato di lasciare? “Più di una volta ammetto– risponde- ma nessuno si è preso questa responsabilità.

Di certo non lascio ora come promesso ai miei amici scomparsi da poco Cojana e Nittoli (rispettivamente presidente del Cusi e fondatore del Cus Macerata) perché abbiamo sì risanato la gestione e chiuderemo l’anno in attivo, ma ci sono ancora troppe pendenze che ci condizionano.” Come ha inizio questo storia? “Lasciai Napoli dove in effetti facevo un po’ troppo bella vita e mi costrinsero ad iscrivermi a Giurisprudenza. Giocavo a basket, ero un play, quando venni qui conobbi Morena e entrai nella squadra del Cus”. E poi capo nel 1964…”Iniziai a fare il dirigente accompagnando a mie spese i ragazzi ai Campionati Nazionali a l’Aquila”. Molte realtà sportive derivano dal Cus (Lube, l’Avis di atletica e anche l’hockey su prato è stato introdotto in provincia dall’Ente), immagino quanti ricordi…”Tantissimi, mi fa piacere però ricordare quelle figure che mi hanno accompagnato come Delio Tifi, Bruno Dezi, Libero Magnaterra, Angelo Medici o Romano Mandolesi.” Ora è il calcio a 5 l’emblema del Cus? “Sì, abbiamo la prima squadra che può salire in una categoria nazionale come la B e poi ci siamo dotati di un vivaio con annessa Scuola Calcio di calcio a 5.

Anche i tecnici di C derivano dal nostro vivaio.” Perché il motto sport+cultura=vita vera? “Perché credo che senza una base culturale non si possa fare sport popolari”. La Cittadella dello Sport il rimpianto più grande? “Sarebbe stata la degna conclusione per me e un rilancio per la città”. E se arrivasse il Fontescodella? “Tutto può essere.. Certamente potrei prendere in esame una co-gestione con le altre realtà pallavolistiche (occorre per la B2, quindi a Villa Potenza e Montalbano)”. Che futuro ha il Cus? “Se la nostra Università continuerà ad essere gestita come adesso investendo ancor più su un’offerta di tempo libero per gli studenti, allora sarà roseo.”

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