Michele, cosa produce il tornare a sentirsi a tutti gli effetti allenatore cussino? “Anche se non ero presente, ho sempre seguito la squadra, guardavo le partite in streaming e più volte ho dato risposto a richieste di indicazioni a Porro o Di Gregorio. Ammetto che mi mancava la vita da allenatore del Cus, mi mancava essere parte di questa realtà. Però era più importante restare vicino ad un familiare in un momento difficile”.
La squadra ha appena conquistato la salvezza nei playout, dimostrando di aver acquisito più sicurezza e maturità? “Sono stati bravi ma forse siamo anche stati un po' fortunati, perché la regola che ha ridotto il numero di stranieri ha condizionato altre società che magari hanno sbagliato campagna acquisti. Di sicuro ha stravolto i valori e il prossimo campionato sarà più duro”.
E per voi anche l’handicap del cambio di sede…”Non che prima avessimo una struttura stellare per gli allenamenti, però effettivamente ad oggi non abbiamo un impianto per il calcio a5. La struttura esterna alla palestra IV Novembre infatti è in cemento e siamo in attesa dei lavori che porteranno all'istallazione di un fondo polivalente, nonché del pallone per coprirla e renderla fruibile anche nei mesi invernali”.
Il gruppo verrà confermato in blocco come tradizione del Cus? “Sì l'idea è quella, ci siamo difesi da offerte che hanno riguardato i nostri gioiellini e puntiamo a tenere il collettivo praticamente al completo”.